Noi vogliamo cantare la divina essenza dell’Uomo, illuminandone la coscienza con l’intuizione. Le nostre armi sono le Arti, la strategia è l’ispirazione, la nostra energia l’amore per lo spirituale che è in noi.
Il legame tra l’alto e il basso, la trasformazione alchemica, l’Origine saranno l’Alfa e l’Omega.
L’Arte fu legame (religio) con il Sacro fin dall’inizio dei tempi. La parabola nichilista è finita. L’Arte da oggi torna vivente.
Noi esaltiamo l’eterno movimento dell’attimo, l’insonne trasformazione creativa del Principio, il Viaggio immortale verso il domani, che è già.
Noi siamo Evoluzionari, contro ogni forma cieca di Rivoluzione e conseguente Controrivoluzione. Noi vogliamo liberare l’Uomo dalla cristallizzazione dell’idolo, dal meccanismo della superficialità e dall’incantesimo della paura.
Le filosofie e le tradizioni spirituali non sono che linguaggi diversi con cui descriviamo lo Spirito, che è umano e divino.
Il Bello è eterno, l’Arte è dinamica; chi cerca di congelarla è solo incapace di procedere alla stessa velocità. L’Arte è l’eterno percorso umano volto allo svelamento del divino.
Che il numerabile torni a dialogare con lo Spirito. L’Evoluzione dell’Uomo puo’ avvenire solo con l’armonia degli opposti: Lux in Tenebris.
Noi glorifichiamo l’Origine. Essere “originali” non come distinzione dagli altri ma come manifestazione dell’unicità della nostra singola essenza: la nostra vera “origine”.
Noi vogliamo fare dell’Uomo un tempio, un museo, una biblioteca, sola accademia, sola industria, solo governo, misura dello smisurato, infiniti universi e mondi.
Fondatore: Davide Foschi
Milano, 31 dicembre 2012
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Essenza del Metateismo
Il Metateismo è un movimento culturale e artistico senza scopi di lucro, privo di carattere politico e religioso. Il movimento ha come unico fine quello di promuovere e divulgare il proprio pensiero e l’Arte attraverso eventi, mostre, pubblicazioni, performances e opere in ogni forma possibile.
L’Arte oggi ha quasi completamente perduto il ruolo che ebbe agli inizi del mondo: quello collegato alla capacità dell’Artista di farsi medium tra divino ed umano attraverso la trasformazione della materia. Questo ruolo si è progressivamente perso, non certo per mancanza di competenza tecnica (che invece è cresciuta, seppur con alti e bassi, nel corso dei secoli) ma per le modificazioni che la coscienza dell’Uomo stesso ha attraversato, divenendo sempre piu’ complessa, strutturata, profonda.
Da essere vivente prevalentemente istintivo l’Uomo è divenuto gradualmente più cosciente. Questa possibilità sempre maggiore di indagare il suo mondo esteriore e interiore lo ha fatto progredire in tanti campi (sociale e tecnologico in primis) ma, nel contempo, lo ha allontanato drasticamente dal legame spirituale che dalla notte dei tempi lo ricollegava al divino.
Il risultato di questo processo lo vediamo molto lucidamente negli ultimi secoli, nelle dichiarazioni di morte di Dio e nel nichilismo, e poi nel relativismo globalizzante, soffocando ogni slancio di pensiero, relegando filosofia e spiritualità ad orpelli delle vite che quotidianamente vengono trascinate dal vortice del numero, della quantità, del peso e della misura, dominate dall’economia svuotata del suo principio originario di scambio solidale tra esseri umani.
L’Arte è forse la vittima principale di questo processo: si va dal dilagante dilettantismo ai tentativi autoterapeutici privi di basi cognitive e quindi dannosi, per arrivare alla provocazione fine a se stessa, comunque perdendone completamente di vista il compito originario, scambiando queste effettive potenzialità dell’Arte come gli unici contenuti e non come gli effetti.
Nell’arte visiva ma non solo occorre riscoprire l’Essenza del colore. E’ fondamentale andare a riscoprire perché l’Uomo antico non possedeva le stesse e complesse percezioni cromatiche dell’Uomo moderno, così come riappropriarsi degli studi di Goethe, Steiner e Kandinsky e non solo di Newton. E’ basilare riscoprire questo cammino dell’Umanità in ogni disciplina artistica: nella musica, nella recitazione, nella poesia, nell’architettura e nella scultura. Al contempo immergersi nelle diverse tradizioni di pensiero orientali ed occidentali, ritrovarne lo spessore, la grandezza, la meravigliosa armonia che le accomuna e le differenze che in realtà non sono altro che un arricchimento, una diversa traduzione linguistico culturale.
Andiamo al di là di cio’ che è in superficie, al di là di noi stessi e al di là dei dogmi. La via giusta non è mai la piu’ facile ma, una volta che si è fatto il percorso, la soluzione spesso è la piu’ semplice. E’ giunto quindi il tempo del cambiamento: è la quasi completa atrofizzazione a richiederlo. Non è nella natura stessa dell’Uomo bloccare la propria crescita. E l’Arte, il modus operandi dell’Uomo per creare nel creato, funziona allo stesso modo.
Vogliamo un’Arte che riscopra la nostra parte piu’ profonda attraverso i sensi, tutti i sensi. Nel colore risuona lo spirito ed ogni nota è un colore con cui esso dipinge la nostra anima. Un’Arte in cui la luce del passato non tema l’oscurità del futuro, dove convivano l’energia della coscienza e la sapienza dell’incoscienza. Guardiamo il passato, rendiamolo presente e lanciamoci nel futuro. Osserviamo l’alto e il basso, interiorizziamoli e rendiamoci tramite. Ecco allora che l’aspetto taumaturgico e quello provocatorio diventano effetti e non contenuti. Ecco allora che lo spettatore puo’ tornare soggetto attivo e non passivo, intraprendendo un suo Viaggio, di cui quello dell’opera ne è stato lo spunto, l’ispirazione. Portiamo a coscienza l’ispirazione.
Questo è il momento per riappropriarsi della vera essenza dell’Arte proprio grazie all’attuale livello di coscienza che l’essere umano ora è in grado di incarnare. Abbiamo compreso di non essere solo logica e razionalità, l’intelligenza delle emozioni è ormai un dato acquisito e già stiamo guardando il prossimo passo. Cogito ergo sum oggi oggi non ci puo’ piu’ bastare. L’Uomo dei nostri tempi ha bisogno di andare oltre e dire: Io sono perchè intuisco la mia essenza.
L’Arte come mezzo per ricollegare alchemicamente l’alto e il basso, per ritrovare le origini e scorgere il futuro, come strumento per riscoprire il sacro non in quanto dogma ma come consapevolezza della grandiosità dello Spirito umano, come ispiratrice di sogni, di visioni che, se portate a coscienza, possono diventare domande fondamentali per la nostra esistenza.
Un’Arte che riscopra l’Uomo portatore di divino.
Recensioni al Metateismo
Metateismo come Teopoietica
Tornare alla superficie dopo un’immersione necessaria, dura e salutare. Schiudere le facoltà, dopo l’onta della cecità, per rinnovare quello che si era ossificato. Lo sguardo che si è posato sulle macerie, lì rimane muto e avvilito. Ma dopo persevera nel suo viaggio e cerca avidamente la sorgente dell’Altrove. Se fosse stato vinto per sempre, non avrebbe neanche tentato di superare i contorni degli scheletri del mondo. In questo tipo di arte non si fa nulla. In questo tipo di arte non si crea nulla.
Il compito dell’artista è quello di rispettare la sorgente da cui attingere, deve dimostrare di liberarsi della pesantezza ipocrita delle cose note spacciate per nuove. Qui non esiste nuovo e vecchio, antico e moderno, perché si ricorda che quello che è da sempre forse deve ancora accadere. Qui, in quest’arte, l’artista è un ascoltatore visivo. Ascoltare un Altrove, che non è adesso, né è già stato, ecco perché non né nuovo né vecchio, né antico né moderno. Un Altrove che è qui, all’insaputa della miopia della nostra mente e che diventa l’immagine da fissare nella materia ancora e inconscia e indisciplinata. Tutte le forme, le dimensioni e i colori obbediscono a questa magnifica deferenza nei confronti dell’Altrove: piegarsi all’occasionale messaggio che la Sorgente eterna gratuitamente ci concede. Qui, l’artista è tanto più fedele al suo nome quanto più si piega a raggranellare i barlumi di questa energia. Egli non fa, ma consente alla Sorgente di sbucare dal fondo notturno dell’ignoto.
Un’arte Teo-poietica: è il divino che si annuncia nelle caverne interiori dell’artista, che si presta a farne da guida nella sua indagine segreta, e in questo annuncio esso “si fa” e non è fatto da alcunché. E’ la Sorgente che gli suggerisce tratti, segni, volumi, colori. La Sorgente è bizzarra e ama lo scherzo, ecco perché Essa può divertirsi anche a suggerire all’occasionale raccoglitore dei suoi frammenti che questi non sono elementi separati, ma che possono tradursi l’uno nell’altro, e che forse l’opera-recipiente nasce così, con il colore che diventa prospettiva geometria, che possiede il suo significato negli effetti che crea al nostro interno, che non è primario, secondario e terziario, ma è un fenomeno che può andare “avanti” o “indietro, può rasserenare le nostre pupille oppure accenderle di fiamme indomabili. E allora il giallo non solo il giallo, il rosso non solo il rosso, il blu non è solo il blu, ma sono il codice cifrato degli stati d’animo. Le linee non si preoccupano di custodire i contorni, né al contrario di infrangerli. Qui non si compiace il capriccio temporale di nessuno.
L’arte Teo-poietica non ama sguazzare nel proprio linguaggio ma metterlo al servizio dell’Altrove, per tentarne un nobile oltraggio: catturarlo nel recinto improbabile della tela o del pannello, consci che tutto ciò è il temporaneo annunciarsi dell’Eterno. Essa rincorre un fulmine istantaneo, una scossa impertinente, la scintilla del vivente, nel sogno di un grammatica del sacro che ne sia degna.
Francesco Clemente
Metateismo: missione romantica ed eroica
Il Metatesimo, pur essendo un movimento sorto nel mondo della contemporaneità post-moderna, ha le sue radici linguistiche negli strumenti espressivi elaborati dall’arte Novecentesca, e tuttavia non è tramite questi strumenti che lo si può comprendere totalmente.
D’altra parte i suoi contenuti si potrebbe dire riprendano la novitas che è stata dell’umanesimo rinascimentale, la cui forza evocativa ha saputo riesumare e dare nuova vita alle dimenticate bellezze dell’antichità, ma tuttavia non è solamente con questa rilettura che può essere univocamente definito. E questo perché il Metateismo ha la sua fonte primigenia in una visione così inattuale, rispetto al materialismo del mondo moderno, da essere Originaria. L’arte Metateista è spirituale, nel suo principio come nella sua fine. La fonte, da cui si evolve, è l’essenza spirituale stessa dell’Uomo.
Ogni strumento espressivo o contenuto artistico è re-intepretato alla luce evolutiva dello Spirito. L’Arte, in questo senso, ritorna a manifestarsi consapevolmente come espressione del Sacro, come unione di trascendenza ed immanenza. Il Metateismo è il nome dato ad una missione romantica ed eroica, si direbbe quasi Prometeica: portare il fuoco del sacro in un mondo dimentico di bellezza e spiritualità.
Emanuele Martinuzzi
L’incanto nel segreto: Davide Foschi e il Metateismo
Nell’incessante ricerca poetica (che trova suono/immagine primordiale nel proprio abisso, ove con sofferenza si scava sino a giungere a quella “scintilla d’anima” creativa che diviene linguaggio-segno-forma ed elaborazione) ho incrociato (nel caso mai caso) la grande arte di Davide Foschi che, istintivamente, ho amato e che sintonicamente mi ha ispirata ed illuminata per colore-energia-forza d’espressività in quegli ossimori “Lux in tenebris” (specchio d’interiorità profonda) che esplodono dalle sue tele.
Il passo successivo è stato immediato: conoscere e assaporare il Metateismo (movimento artistico/culturale ormai famoso sia in Italia che all’estero), fondato da Davide Foschi stesso, che annovera artisti di grande spessore e di svariata provenienza.
Il Metateismo pone al centro l’uomo e quel “segreto” prezioso che ha in sè: la sacralità dell’essere. Tornare all’origine significa smarrirsi nel proprio buio, senza timore, sino a quella luce, per divenire oltre. L’incanto (come nocciolo essente) si svela nella sua purezza, è verticalità, evoluzione e trasformazione. L’unicità spirituale/artistica si apre quindi con coraggio ed, inevitabilmente, alla natura del cambiamento, nella sensibilità umana e nell’ascolto del mondo (senza confini) in quell’armonia che si allunga nelle infinite potenzialità di miglioramento dell’esistenza.
L’arte (che in questi nostri tempi appare così bloccata e per molti aspetti cinica) riprende tematiche filosofiche importanti reinventandole, in una visione apparentemente utopica eppure così viva e significativa per il soggetto e per l’intervento concreto nel reale in una visione di futuro possibile. La “rinascita” è sempre stata lì, in quel luogo non luogo meraviglioso che è il segreto profondo ed universale. Il “viaggio” metateistico, che con abilità Davide Foschi e il suo staff sanno condurre, è stimolo positivo che conduce a quel senso di unità umana propositiva, contaminante e di cui si sente così ampiamente la necessità.
Silvia Calzolari
Uno squarcio sulla realtà
L’opera pittorico-grafica di Davide Foschi è uno squarcio su di una realtà metafisica non coglibile dall’occhio umano ma comprensibile e percettibile tramite le sue opere dagli altri sensi; colori, immagini e significato di esse creano uno squarcio sulla realtà ove passato e presente si fondono creando un unico mondo parallelo sostituito dalla bellezza.
Ed è la bellezza a far da caposaldo in ogni opera.
Immagini e percezioni inducono ad oltre un oltre che squarcia la tela dei confini socio emotivi per condurre chi vede a ciò che dovrebbe essere e non a ciò che è, eliminando orpelli precostituiti dall’uomo della società così detta moderna.
Annarita De Santis